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Quattro chiacchiere con il sommelier: Valentino Tesi – migliore sommelier AIS 2019

Valentino Tesi è un giovane del mondo della sommellerie italiana: nato a Pistoia nel 1978, ha conquistato con eleganza il titolo nazionale di migliore sommelier italiano nel 2019 a Verona. Prima dell’ambito titolo, Valentino ha comunque accumulato una serie di onorificenze e riconoscimenti di tutto rispetto: degustatore AIS, relatore, miglior sommelier per il Vermentino nel 2017 e miglior sommelier della Toscana. Inoltre, quest’anno è stato insignito del titolo di Ambasciatore della Vernaccia di S. Gimignano nel mondo.

Ciao Valentino, ci diamo del tu, vero?

Certamente, ci mancherebbe, sono un ragazzo 🙂

Raccontaci come ti sei avvicinato al mondo del vino.

Mi sono avvicinato innanzitutto scoprendolo in un grande ristorante, a 20 anni. Un Brunello di Montalcino. Mi innamorai, ne volli sapere di più e scoprii un mondo. Non era l’era di Google e Wikipedia così iniziai a collezionare riviste e libri. Poi un mini corso AIS sul vino, quindi quello di Sommelier, sempre AIS.

E la tua prima cantina visitata?

Chiaramente prima di tutto andai a Montalcino, da Abbadia Ardenga e Banfi, poi Chianti Classico e San Gimignano quindi Bolgheri.

Sei un sommelier decisamente anomalo: tutti hanno sottolineato che vieni dal mondo della finanza e sei il primo a vincere l’ambito premio nazionale senza avere alle spalle una carriera enologica. Come è andata? Come te la sei cavata?

Anomalo ormai non lo sono più, è piuttosto consolidato che per essere un sommelier non occorra lavorare in una sala di ristorante. Prima di tutto occorre essere un comunicatore, empatici con il pubblico. Chiaramente poi per vincere un concorso serve grande allenamento, anche manuale. Ho messo in campo tanto impegno e sacrificio ma sempre col sorriso sulle labbra.

Abbiamo visto online sia la tua prima finale che la seconda e la terza. Ti confesso che verso gli ultimi minuti della seconda mi sono commossa. Te la meritavi la vittoria ma l’emozione ha avuto il sopravvento. Come hai affrontato l’anno successivo? Come hai studiato?

Ti ringrazio. L’emozione è sempre protagonista e rischia sempre di giocare brutti scherzi, va saputa gestire per trasformarla in energia positiva, serve esperienza su quel palco. L’anno successivo ho fatto tesoro degli errori e sono partito nello studio proprio da quelli. Per la preparazione ho utilizzato quintali di libri, appunti, note di degustazione, di tutto di più.

Hai mai pensato di presentarti anche per il Masters of Wine?

Non ci ho mai pensato seriamente, ho letto un articolo proprio mesi fa e mi ha incuriosito, chissà…

Ora chiedo a te quello che ho chiesto anche a Roberto Anesi, tuo predecessore sul podio AIS, e Simone Loguercio, anche lui vincitore nazionale AIS, nostri intervistati qualche tempo fa: cosa ne pensi del fatto che l’Italia è ormai rimasto l’unico paese – si è fatta superare perfino dalla Croazia – a non avere un suo Master of Wine (non consideriamo Pierpaolo Pietrassi, ovviamente, che si presenta come UK)?

L’Italia ha grandi scuole professionali per operatori del settore, sommelier (AIS su tutte), scuole internazionali di cucina, Istituti Alberghieri ma è forse un passo indietro su queste figure di wine specialist internazionali, con competenze soprattutto comunicative. Abbiamo risorse e strumenti per primeggiare, non tarderemo molto.

Lasciando perdere la parte delle informazioni tecniche e delle capacità di saper gustare e poi descrivere, secondo te quali competenze dovrebbe avere un vincitore di concorsi importanti come quello che hai vinto tu? E in più per i concorsi internazionali?

Occorrono competenze trasversali, storia, arte, letteratura, uso della lingua italiana, conoscenza dell’inglese. Senza trascurare eleganza, sicurezza, professionalità.

Ora cosa fai di bello?

Sono sempre un consulente finanziario/sommelier, con tanti progetti in corso e incarichi.

Ho ascoltato la tua diretta con Stefano Quaglierini per la presentazione del tuo prossimo corso online sulle bollicine. Ce ne vuoi parlare?

Il corso, organizzato da Secco Pistoia, appena terminato non vuole essere prettamente didattico, per quello ci sono le associazioni sommelier, semmai un approfondimento su singole tematiche, giocando, divertendosi e rendendo “il bere” un’esperienza più piacevole. Tutto limitato alle bollicine italiane.

Come vi è venuta l’idea della app per i partecipanti?

Anche questa è un’esclusiva e idea di Secco Pistoia, si chiama “App Secco Taste”, grazie alla quale si può, tra le altre funzioni, inquadrare un QR Code di una bollicina e giocare imparando.

In generale, nei corsi AIS si sottolinea l’importanza della presenza fisica: con questa nuova situazione come ti sembra l’uso delle tecnologie per poter proseguire a degustare assieme anche se a distanza?

Allo stato attuale il corso digitale a distanza è l’unica alternativa ma anche quando torneremo in presenza alcuni piccoli master potremmo gestirli a distanza, per far incontrare appassionati di tutta Italia.

Cambiando argomento: come è mutato a tuo avviso il gusto in fatto di vino in Italia?

Le nuove generazioni bevono un po’ meno vino rispetto al passato però vogliono saperne di più e vogliono essere informati, prevale la qualità. Il gusto si allontana dalle morbidezze, si ricerca maggiormente il concetto di freschezza.

E in Francia – visto che si parla di bollicine – e anche il resto dei paesi produttori di vino?

Penso che sia una tendenza che possiamo estendere a tutto il mondo di appassionati di vino.

Che ne pensi della moda del rosé e delle operazioni messe in atto in Veneto per sradicare glera e ripiantare pinot nero?

Il Rosé, fermo o con la CO2, ha dalla sua il colore accattivante, che mette allegria, sarà sempre più consumato. Sta aumentando anche la qualità in questo tipo di vino. Del Prosecco Rosé invece preferisco non parlare…

Che opinione hai del concetto di terroir?

Un concetto che sta diventando da sconosciuto ad abusato, oggi è tutto terroir, dal vino, al prodotto agricolo. Giusto evidenziare i legami con un territorio ma sbagliato pensare che tutto possa derivare da lì.

Quale vignaiolo ammiri di più? Puoi scegliere qualsiasi zona del mondo…

Riesco sempre a rispondere con difficoltà quando mi si chiede il “di più”, ti rispondo che amo quei produttori che hanno compiuto scelte contro corrente ma non per moda o follia ma perché sono riusciti a vedere più lontano degli altri, Sergio Manetti, Lino Maga, Angelo Gaja, Giacomo Bologna, Edoardo Valentini, Emidio Pepe, Salvo Foti e tantissimi altri

Sicuramente avrai ascoltato il discorso di ringraziamento di Angelo Gaja per l’attribuzione del titolo di Master Winemaker’s Winemaker l’anno scorso. Le indicazioni di Gaja sono piuttosto precise oltre che decisamente illuminanti (anche il solo fatto di non voler un sito internet ha un suo ragionamento dietro), cosa ne pensi?

Quando parla Angelo Gaja occorre restare in silenzio e ascoltare, riporto solo una frase che disse durante una visita in azienda “provarci sempre e crederci sempre”.

Qual è il vino che ti ha emozionato di più nella tua carriera e cosa è riuscito a toccarti l’anima per poterlo ricordare così?

Ritorno alla considerazione sul “di più”, impossibile rispondere, tanti vini mi hanno emozionato e sono per quelli che oggi sono qua.

Quando assaggi un vino per la prima volta che cosa cerchi come prima cosa?

Non mi lascio mai sfuggire le prime impressioni, quelle che mi arrivano subito. Poi posso cambiare idea ma le prime impressioni non vanno mai trascurate.

Quale vino sceglieresti per una cena ideale e chi vorresti al tuo tavolo per discutere di vino?

Sceglierei un vino che a ogni sorso mi raccontasse qualcosa di diverso e ovviamente con la mia compagna.

Il vino ideale per sedurre (a proposito, a tuo parere uomini e donne seducono con gli stessi vini?)

Per la mia esperienza non c’è un vino ideale, tutti quelli che rapiscono i sensi seducono, bianco, rosso, rosato o bollicine.

Champagne o metodo classico?

Li bevo entrambi.

Se ti fosse reso possibile creare nuovamente una annata storica quale sceglieresti e dove la vorresti produrre?

L’annata storica voglio pensarla come una che verrà e vorrei fosse prodotta nella mia Toscana.

Quale varietà di uva secondo te meriterebbe più visibilità e andrebbe maggiormente apprezzata?

A tutte quelle varietà autoctone a rischio estinzione, ce ne sono centinaia.

Il miglior abbinamento cibo vino a tuo parere?

Ne dico tre per tutti i gusti: Bistecca alla Fiorentina e Chianti Classico Riserva, sushi e Vernaccia di San Gimignano, pollo fritto e Trentodoc brut.

Cosa ne pensi della biodinamica?

Molto interessante, partecipai a un incontro a Lucca tempo fa con alcuni produttori biodinamici per saperne di più e trovo molto sensato impostare non solo la viticoltura ma la vita intera verso un connubio rispettoso con le energie della Natura.


A tale proposito, a fine intervista, per chi fosse interessato ad approfondire, mi permetto di suggerire la lettura dell’ultima nostra chiacchierata con il Professor Conte che spiega in dettaglio cosa è la biodinamica e se ha senso parlare di sostenibilità in riferimento ad essa.

Grazie!

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